Ammazza che Mazza

Alle superiori, non appena finita l’ultima ora, mi fiondavo fuori da scuola cercando di superare/scavalcare/calpestare chiunque mi si parasse nelle vicinanze. Avevo sviluppato una tecnica invidiabile nello slalomare tra gli studenti perché si sa, dalla necessità nascono talento e dedizione. I motivi di questo mio comportamento erano principalmente i seguenti:

  1. Evitare la mandria di adolescenti sui mezzi pubblici
  2. La gente mi fa ribrezzo
  3. Su Italia 1 c’era una maxi combo pomeridiana con Dragon Ball Z prima e i Simpson subito dopo.

Adoravo guardare i Simpson. Per molto a lungo sono stati il mio punto di riferimento per l’animazione, e probabilmente ancora oggi, quasi inconsapevolmente, hanno plasmato la mia idea di come gestire dei personaggi comici. Si potrebbero scrivere interi trattati sul come nei decenni successivi i personaggi creati da Matt Groening si siano svuotati di ogni parvenza di coerenza, ma questa è una discussione che riserviamo a un altro articolo. Siamo qui per parlare di un gioco che è uscito una settimana fa. Un gioco che ho atteso per tanti, tanti, tanti anni. Il gioco che tutti i miei coetanei hanno desiderato e ai quali per tutto questo tempo è sfuggito: Tempesta d’ossa Ammazza che Mazza, di Lee Carvallo.

L’undicesimo episodio della settima stagione dei Simpson, Marge non essere orgogliosa, è il secondo episodio di Natale nella storia della serie, e racconta come Bart taccheggi stupidamente il videogioco del momento, Tempesta d’ossa, si faccia beccare, e di come dopo un esame di coscienza e tanti buoni sentimenti, si riappacifichi con la famiglia per ricevere in anticipo il suo regalo di natale. Il gioco che tutti desideravano: Tempesta d’ossa Ammazza che Mazza, di Lee Carvallo.

Nonostante l’innegabile superiorità tecnica e il maggiore successo di vendite e di critica di Tempesta d’ossa, è Ammazza che Mazza a essere negli anni diventato il vero fenomeno cult. Peccato solo che il gioco non esistesse. Fino a oggi.

Rilasciato oggi su itch.io da Aaron Demeter con il titolo originale Lee Carvallo’s Putting Challenge, Ammazza che Mazza è un gioco gratuito per browser o Windows (quest’ultima versione comprende anche la pratica matitina segnapunti). Il gioco fa esattamente quello che deve fare: lascia al giocatore la possibilità di scegliere un putter o un legno 3 e di stabilire la potenza del tuo colpo (tocco piuma per gli esseri umani beta, o potenza massima per i veri uomini). Ovviamente immancabile la funzione che prevede di premere sette -otto- sette per colpire.

Almeno per quanto mi riguarda, raramente un gioco è stato così atteso e desiderato. Le masse probabilmente menzioneranno sogghignando e a mo’ di scherno il chimerico Half Life 3, in cuor loro ben sapendo che le aspettative generate dall’attesa del gioco non saranno mai realmente colmabili, e Valve questo lo sa bene e se ne guarda bene dal toccarlo anche solo con un palo di 5 metri. Per Ammazza che Mazza invece sapevamo tutto fin dal principio – comandi, grafica, giocabilitá, presentazione – ma dopo aver atteso oltre vent’anni, l’attesa è finalmente terminata.

Alla fine degli anni ’90 il mio immutabile rito pomeridiano era di tornare a casa, lanciare lo zaino in camera, ingurgitare quanto più cibo nel più breve tempo possibile, per poi sedermi a 30 centimetri di distanza da una tv a tubo catodico di 14 pollici che mi sembra fosse arrivata insieme ai materassi Eminflex, e mangiare intere confezioni di mini-strudel con marmellata di mela mentre guardavo i Simpson. Ammazza che Mazza é un pezzo di storia dello show. Una gag che ancora fa ridere, scritta quando la serie era al suo apice. Ho sempre una tv a tubo catodico – ora leggermente più grande di quella – e la mia dieta tristemente non prevede più il consumo di interi pacchi di dolci in una singola sessione. Continuo a odiare i bus pieni e i miei sentimenti verso le persone non sono cambiati granché. Il mio intrattenimento ora è quasi esclusivamente online, e in qualche non meglio precisato istante siamo finiti in un universo parallelo distopico, ma almeno in questo presente abbiamo una versione giocabile di Ammazza che Mazza.*

*sì, poi ovvio, il gioco dura un minuto e mezzo scarso e crasha alla fine, ma mica c’è bisogno di stare a spulciare troppo in profondità, dai.